Ho cominciato a praticare la presenza mentale nel quotidiano proprio quando sono stata in ritiro al monastero di Thich Nath Hanh, al Plum Village, ormai tanti anni fa.
Ogni gesto, ogni attività, ogni momento era scandito da una piena consapevolezza, da un’attenzione amorevole a tutto ciò che si manifestava o si faceva, mi ha cambiato la prospettiva e ha dato un nuovo colore all’essere veramente presente.
Thich Nhat Hanh, è stato un monaco buddista, poeta ed attivista per la pace, nato in Vietnam poi esule in Francia, è considerato il padre della mindfulness. Definisce la mindfulness come presenza mentale, ovvero la capacità di essere consapevole in maniera non giudicante, di ciò che accade momento per momento.
“In ogni momento dovremmo praticare la presenza mentale, perché stiamo davvero vivendo solo quando siamo pienamente consapevoli del momento presente. La pratica della presenza mentale è fondamentale per la nostra vita e dovremmo sforzarci di trasformare ogni gesto quotidiano in un’occasione per praticare la mindfulness e la meditazione”. (Thich N.H.)
La consapevolezza (o presenza mentale), Sati in lingua Pali (la lingua del canone buddhista), è ritenuta il primo dei Sette Fattori dell’Illuminazione (Consapevolezza – Investigazione dei fenomeni – Diligenza – Agio – Gioia – Concentrazione – Equanimità o “lasciar andare”), in quanto primo dei sette rappresenta proprio la base dello sviluppo personale e spirituale.