Il counseling è una pratica professionale che ha radici storiche abbastanza recenti. Agli inizi del 1900 Frank Parsons, professore e intellettuale americano, coniò il termine counseling e lo diffuse in ambito sociale come modalità di orientamento indirizzata ai giovani di Boston per facilitarli nella decisione circa il lavoro e la professione da svolgere.
Fu però Carl Rogers, verso la metà del ‘900, a dar vita al counseling moderno. Rogers è ritenuto il padre della psicologia umanistica e del counseling di matrice fenomenologia. Secondo Rogers è necessario prestare attenzione alla persona e alle risorse insite in ognuno, alla sua naturale motivazione ad apprendere ed evolvere naturalmente.
Un ulteriore evoluzione si è avuta con lo psicologo Abraham Maslow, negli anni ’60 con lo sviluppo della psicologia transpersonale. Il termine “transpersonale” significa “al di là del personale” e riflette l’obiettivo centrale della terapia: esplorare la crescita umana e aiutare le persone a scoprire un sé essenziale più profondo e duraturo che esiste al di là di come percepiamo noi stessi. Questo approccio integra tradizioni spirituali di tutto il mondo con elementi di psicologia contemporanea, offrendo un quadro per il superamento di difficoltà contingenti e la crescita.
Il counseling è una modalità di relazione d’aiuto rivolta a persone che sono in un momento di fragilità, di difficoltà o che semplicemente hanno voglia di fare una maggiore chiarezza sul proprio modo di muoversi nel mondo in ambito personale, professionale o scolastico, se parliamo di giovani adulti.
Il counseling promuove il cambiamento e la crescita personale, chiarisce e rinforza la capacità di poter scegliere, rendendo l’individuo più padrone di sé e responsabile della propria vita. Attraverso un approccio accogliente, non giudicante e l’ascolto attivo il counselor facilita il cliente nel percorso di conoscenza di sé favorendo una direzione che vada sempre più verso un maggiore senso di autodeterminazione.