La persona è un unicum, proprio per questo motivo nella seduta individuale utilizzo un approccio MCS (mindfulness, counseling, shiatsu), cercare la chiave giusta per aprire la porta di accesso a quello spazio interiore, delicato e intimo, che ogni individuo protegge con cura.
CORPO MENTE E SPIRITO, vale la pena osservarli insieme per capire insieme al cliente, qual è la chiave che apre il castello che ognuno di noi nasconde al proprio interno.
“Ho l’ansia, sempre, dormo poco e male, ho un mal di testa che mi attanaglia almeno per la metà del mese”
“Un pensiero fisso nella mente e l’impressione di non essere perfettamente a posto, in asse. Le spalle mi fanno male e un macigno qui, alla bocca dello stomaco spesso mi blocca il respiro”.
Quante volte abbiamo sentito queste parole, quante volte la sofferenza della persona che ha perso momentaneamente “la via del benessere” sembra non lasciare spazio a nessuna possibile prospettiva od orizzonte. In realtà non è così, ogni essere umano ha una propria personale porta di accesso al castello interiore, cercare e trovare quella porta apre all’opportunità di ricominciare a far entrare luce e agio nella propria vita.
La domanda che ognuno può porsi è “qual è la mia chiave?” come faccio a capire in che modo far entrare luce dentro di me?
È possibile rispondere a questa domanda? Un professionista può e sa farlo, ha gli strumenti adatti a capire come entrare dal portone principale e stimolare l’apertura di tutte le porte così da generare un equilibrio complessivo dell’essere. Certo non può farlo al posto del castellano.
Una chiave di lettura la si può individuare attraverso lo strumento del corpo.
Lo shiatsu, per esempio, mira a liberare i canali vitali, a lasciare fluire l’energia per sentire il corpo. Il setting di una seduta consente rilassamento, apertura, alleggerimento dal flusso costante di pensieri, tutto questo permette all’emozione di emergere, di trovare spazio di movimento e riconoscimento.
Un’altra chiave la si può individuare attraverso un approccio meditativo: cominciare a fare spazio, facilitare la calma, generare una mente rilassata, tutto questo crea le condizioni per sperimentare una chiarezza mentale necessaria per processare i pensieri; sarà così possibile “mettere distanza dalle emozioni” e fare luce su ciò che interrompe lo stato di benessere.
La voce, la parola, l’elaborazione del vissuto è una fase necessaria per chiarire e dare sostegno all’esperienza del corpo e della meditazione.
Il counselor (e/o quando necessario lo psicoterapeuta) accoglie, sostiene, ascolta, lasciando uno spazio completo di espressione, per permettere all’individuo di riconoscere e far emergere le proprie le risorse interiori.
Per meglio spiegare queste tre modalità di lettura, o meglio per individuare questi tre tipi differenti di chiavi, possiamo raccontare tre piccole storie di vita vissuta: stesse problematiche affrontate con approcci differenti che hanno aperto nuovi percorsi e altri orizzonti.
Si può osservare la storia di Antonio come simbolica per la chiave di accesso al corpo: fin da subito, il lavoro con Antonio è partito dal corpo: un trattamento shiatsu ogni 15 giorni.
Lamentava uno stato di tensione costante a livello delle spalle, collo e un dolore “come un chiodo piantato” dietro al dorso. Ha iniziato così un ciclo di trattamenti per allentare questo fastidio fisico, tutto questo gli ha consentito lentamente di lasciare andare la necessità di controllo spasmodico che agiva in ogni settore e ambito della sua vita. Quando finalmente la tensione fisica si è alleggerita notevolmente, Antonio ha potuto cominciare a osservare quale altra strada poteva percorrere per lasciare andare il controllo nella sua vita, è arrivato a capire, attraverso la meditazione, che si può imparare a essere presente, a individuare lo spazio per poter scegliere cosa, in fondo, è meglio per noi stessi.
Analizziamo la storia di Manuela come possibilità di accesso a noi stessi attraverso il comportamento. Manuela aveva un costante bisogno di parlare, di dare seguito ai propri pensieri con le parole parlate, espresse; la possibilità di avere uno “specchio” di fronte a sé: una persona che semplicemente la ascoltava con empatia le ha consentito di osservarsi dall’esterno, di mettere in ordine.
Attraverso l’ascolto esterno Manuela ha cominciato a fidarsi prima di tutto di sé stessa, si è sentita al sicuro e si è data, quindi, il permesso di poter chiudere gli occhi per andare in spazi più interni che non aveva voglia prima di perlustrare. Guardando dentro di sé, pian piano ha abbandonato la mera parola parlata e si è immersa nella parola interiore per finalmente darsi la possibilità, attraverso la meditazione, di andare nel buio degli occhi chiusi per scoprire invece sentieri di luce. Oggi Manuela ha riscoperto anche il piacere del suo corpo, della femminilità, il piacere di muoversi, sudare, sentirsi forte e stabile.
L’avere incontrato Pam e aver compreso di quale chiave avesse bisogno per trovare la sua porta nella vita è stato un viaggio interessante: “semplicemente” Pam aveva bisogno di capire, concretamente, il senso della vita e il proprio scopo nella vita.
Pam non è neofita di esperienze ad ampio raggio, è seguita da uno psicoterapeuta, ha fatto altri e tanti percorsi ma sente un’agitazione interiore che non la fa sentire mai pienamente soddisfatta.
L’unico ambiente nel quale si sente a suo agio è il lavoro, tutto il resto sembra non avere senso e significato. Si mette in gioco con umiltà e pazienza e inizia un percorso incentrato sull’esercizio della meditazione mindfulness per poi passare alla meditazione analitica (meditazione di scuola di tradizione tibetana, del Dalai lama). Attraverso questa modalità e pratica, avviene la svolta nella vita di Pam: capisce che dentro di lei c’è un mondo infinito di possibilità, che nulla è dato per scontato o dettato, imposto dall’esterno; poter darsi il permesso di essere ciò che si è, così com’è, nella pienezza del suo essere.
Attraverso questa visione Pam capisce che può finalmente dare dignità e coraggio alla vita e attraverso il suo lavoro, il senso.
Da quel momento la sua mente si calma, inizia a vedere il bello e accettare il brutto senza esserne travolta, capisce quanto potenziale di bellezza esiste dentro di lei e questo l’ha portata ad aprirsi a nuove relazioni, rapporti.
Basta così poco per rendersi conto, improvvisamente, che la vita è bella e vale la pena di essere vissuta.